Donazione del sangue cordonale.

La donazione del sangue cordonale non comporta rischi né per la madre, né per il bambino; esso viene raccolto dopo la nascita del bambino e la raccolta può avvenire sia dopo il parto naturale sia dopo parto cesareo.
Le cellule staminali emopoietiche sono cellule, non ancora completamente differenziate, da cui originano gli elementi corpuscolati del sangue: globuli rossi, globuli bianchi e piastrine.
Queste cellule sono in grado di rigenerare il midollo osseo nei casi in cui è stato danneggiato in seguito a malattie come aplasie midollari, esposizione a radiazioni ionizzanti o a trattamenti chemio e/o radioterapici per la terapia di tumori.
La difficoltà di reperire un donatore compatibile per alcuni pazienti o la necessità di un intervento terapeutico rapido hanno portato alla ricerca di fonti di cellule staminali emopoietiche alternative al midollo.
L’osservazione che il sangue placentare contiene cellule staminali emopoietiche ha indotto studi e sperimentazioni, che hanno confermato la possibilità di utilizzare il sangue prelevato dal cordone ombelicale come fonte alternativa di staminali emopoietiche a scopo di trapianto.
Le cellule staminali cordonali sono perfettamente in grado di ricostituire un midollo osseo dopo la sua distruzione in seguito a trattamento radio-chemioterapico.
Il sangue cordonale raccolto subito dopo il parto contiene cellule staminali con relativa immaturità immunologia, il cui utilizzo spesso permette di superare, le tradizionali barriere di compatibilità consentendo di effettuare il trapianto anche tra persone non perfettamente compatibili, come invece è necessario per le staminali emopoietiche da adulto.

Le unità di sangue cordonale raccolte vengono conservate nelle banche di sangue cordonale. Il numero delle banche è aumentato in questi ultimi anni, in tutto il mondo oltre 400.000 campioni sono stati criopreservati e sono al momento disponibili per trapianto in oltre 100 banche.
L’unità di sangue cordonale, dopo la raccolta in sala parto, viene inviata alla banca, dove è sottoposta a controlli specifici per verificare l’idoneità alla conservazione e definire le caratteristiche immunologiche per le future l’analisi della compatibilità fra donatore e ricevente. I dati relativi alle unità di sangue cordonale, conservate presso la banca, vengono trasmessi al Registro internazionale dei donatori di midollo osseo e rese visibili per la eventuale selezione da parte di centri trapianto che hanno in cura pazienti potenzialmente curabili con le cellule staminali emopoietiche.
In Italia, le banche di sangue cordonale, istituite esclusivamente all’interno di strutture pubbliche, svolgono la loro attività in base a standard di qualità e sicurezza definiti a livello nazionale e internazionale.
In Italia, le banche di sangue cordonale, istituite esclusivamente all’interno di strutture pubbliche, svolgono la loro attività in base a standard di qualità e sicurezza definiti a livello nazionale e internazionale.
Il decreto ministeriale del 18 novembre 2009 ha istituito la Rete nazionale italiana di banche per la conservazione di sangue da cordone ombelicale, attualmente composta da 18 banche, distribuite su tutto il territorio nazionale, e coordinata, a livello centrale, dal Centro Nazionale Sangue in collaborazione con il Centro Nazionale Trapianti. In queste strutture vengono conservate le unità di sangue cordonale donate a scopo allogenico, a disposizione della collettività.
Vengono conservate anche le unità di sangue per uso dedicato:
- per il neonato o un suo consanguineo qualora, al momento del parto o in epoca pregressa, presenti una patologia per la quale il trapianto di cellule staminali emopoietiche sia clinicamente appropriato
- nel caso di famiglie a rischio di avere figli affetti da malattie geneticamente determinate per le quali risulti appropriato l'utilizzo di tali cellule.
L'accordo Stato Regioni del 29 ottobre 2009 ha definito, sulla base di standard nazionali e internazionali, i requisiti strutturali, tecnologici eorganizzativi minimi delle banche di sangue cordonale, che fanno parte della Rete nazionale delle banche. In particolare, tra i requisiti organizzativi, è inclusa la gestione dei rapporti tra la banca di riferimento e i punti nascita compresa la formazione del personale sanitario addetto alla raccolta, sulla base di protocolli concordati con la banca stessa.
Successivamente l'accordo Stato Regioni del 20 aprile 2011 ha definito le "Linee guida per l’accreditamento delle Banche di sangue da cordone ombelicale".
Tali linee guida tengono conto degli standard nazionali e internazionali, delle indicazioni del Centro Nazionale Sangue e del Centro Nazionale Trapianto, nel rispetto delle competenze regionali in materia e rappresentano un ulteriore elemento di qualificazione sia per gli aspetti organizzativi che tecnico-operativi, di tutte le fasi di attività e si applicano anche ai punti nascita collegati alle banche per lo svolgimento delle attività di raccolta consentite dalla normativa vigente.

La donazione volontaria, anonima e gratuita del sangue del cordone ombelicale a fini solidaristici rappresenta un livello essenziale di assistenza a totale carico del Servizio sanitario nazionale. Mette a disposizione della comunità internazionale cellule staminali emopoietiche del sangue del cordone ombelicale per la cura, attraverso il trapianto allogenico, di pazienti adulti e pediatrici affetti da malattie quali: leucemie, linfomi, talassemie e alcuni gravi difetti congeniti del sistema immunitario.
Il decreto ministeriale del 2 novembre 2015 "Disposizioni relative ai requisiti di qualità e sicurezza del sangue e degli emocomponenti", fornisce agli operatori del settore le indicazioni tecniche per la selezione delle mamme/coppie che intendono donare e per la raccolta e conservazione delle cellule staminali emopoietiche da sangue del cordone ombelicale.
Se una donna in gravidanza vuole donare il sangue del cordone ombelicale può rivolgersi al reparto di ostetricia e ginecologia dell’ospedale in cui partorirà per manifestare la propria volontà alla donazione. Madre e padre riceveranno tutte le informazioni necessarie per poter decidere con consapevolezza e responsabilità, dovranno rendersi disponibili ad un colloquio con sanitari, opportunamente formati, per escludere la presenza di condizioni cliniche o comportamenti che possano controindicare la donazione. La futura mamma dovrà sottoporsi a indagini di laboratorio per escludere la presenza di marcatori di infezioni potenzialmente trasmissibili attraverso il sangue.
Una volta espresso il proprio consenso informato alla donazione, saranno gli operatori sanitari della struttura dove avverrà la raccolta (punto nascita abilitato dalla banca di sangue cordonale di riferimento allo svolgimento di questa attività) ad accompagnare la futura mamma nel percorso fino alla donazione. Dopo 6-12 mesi dalla donazione, la mamma dovrà fornire informazioni sullo stato di salute del bambino,
certificate dal proprio medico pediatra.

L’unità di sangue cordonale, dopo la raccolta, viene inviata alla banca, dove è sottoposta a specifici controlli per verificarne l’idoneità alla conservazione e al successivo utilizzo ai fini di trapianto. Se l’unità non risulta idonea, può, alternativamente, essere utilizzata per finalità di ricerca. La mamma è informata di questa possibile evenienza e deve esprimere il proprio consenso. In caso di mancato consenso, l’unità non potrà essere impiegata per alcun uso alternativo e sarà eliminata.
In Italia attualmente esistono 18 banche di sangue cordonale riunite nella Rete italiana ITCBN, istituita con il decreto ministeriale 18 novembre 2009 (Istituzione di una rete nazionale di banche per la conservazione di sangue da cordone ombelicale).
Alcune note importanti sulla donazione
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) raccomanda che, dopo il parto, la legatura o clampaggio del cordone ombelicale avvenga non prima di 60 secondi per garantire la salute della madre e del neonato e assicurare il necessario apporto nutrizionale al bimbo. La tempistica di 60 secondi è considerata tardiva dalle più autorevoli linee guida internazionali.
In Italia, come sancito dall'Accordo Stato-Regioni 20/04/2011, in tutti i punti nascita dove si effettua la raccolta del sangue cordonale, la legatura o clampaggio non viene effettuata prima dei 60 secondi dalla nascita. La raccolta non interferisce in alcun modo con l'assistenza alla madre e al neonato durante il parto. Tali tempistiche, che sono prassi consolidata nei punti nascita italiani, seguono perfettamente le indicazioni dell’OMS.
Dati scientifici hanno inotre dimostrato che la raccolta del sangue cordonale può essere effettuata tra 60 e 120 secondi dalla nascita, garantendo comunque una unità di volume adeguato e con una adeguata concentrazione di cellule staminali. Tale pratica, raccomandata anche dalle più recenti linee guida elaborate dalla Società Italiana di Neonatologia (SIN), è adottata nei punti nascita italiani. Al di sopra di 120 secondi la donazione di sangue cordonale produrrà una unità certamente non idonea per le finalità del trapianto.
Le mamme ricevono adeguata informazione in merito alle tempistiche di clampaggio per poter fare una scelta consapevole e responsabile.
Le mamme ricevono adeguata informazione in merito alle tempistiche di clampaggio per poter fare una scelta consapevole e responsabile.